La fede sarda “veste” il dito come un bell’abito. La filigrana di oro giallo o argento ricorda un merletto, e le microsfere sembrano piccoli bottoni che celano il segreto di una lavorazione così bella, da sfiorare quella perfezione divina, che fin dalle origini l’anello si propone di rappresentare.

Oggi ai modelli più semplici, quelli a nido d’ape o a foglia, gli orafi aggiungono volentieri corallo, pietre e motivi originali, ma l’armonia di forme essenziali delle fedi tradizionali è unica, e si presenta così.

anello sardo

I modelli a nido d’ape sono formati da minuscoli ricci di filigrana che realizzano quello che sembra appunto un nido di api, i modelli a foglia invece, presentano piccole palmette. Elemento distintivo che accomuna entrambi gli esemplari sono le microsfere.

La fede sarda nuorese si compone di una lastra, che ne delimita i bordi, e da un “gambo” ottenuto con 5 fili d’oro situato nella parte inferiore dell’anello, che si forma progressivamente grazie al restringimento del motivo centrale. Il gambo così realizzato caratterizza anche il modello ogliastrino e quello selargino, mentre nel modello campidanese –quello più diffuso nell’isola-, il gambo è un pezzo separato fuso dietro la fascetta, dalle sembianze ritorte a formare un 8 (il simbolo dell’infinito).

Le fedi campidanesi sono costituite da una fascia romboidale sulla quale si compone il motivo centrale, formato dalle microsfere saldate ad arte. Tutt’attorno infine, il motivo si dipana in delicate foglioline che chiudono il perimetro dell’anello.