CLIMA

CLIMA: nelle aree che circondano il Polo Nord l’inverno non è mai stato così caldo, registrate temperature anche di 20 gradi superiori alle medie.

L’ondata di freddo che ha colpito l’Europa e l’Italia con le abbondanti nevicate in molte parti della penisola è ormai considerata un eccezione e non la normalità come invece accadeva negli inverni di una trentina di anni fa o più in cui si vedevano molte giornate di freddo intenso. Come è possibile ciò?

La risposta sta a latitudini molto più elevate della nostra, in prossimità del Polo NordNelle aree che lo circondano l’inverno non è mai stato così caldo. In Groenlandia si sono registrate temperature anche di 20 gradi superiori alle medie che sono persistite per diversi giorni. Un esempio tra i tanti: a Cape Morris Jesup per 60 ore consecutive la temperatura è rimasta sopra lo zero centigradi, mentre generalmente dovrebbe essere attorno ai -20 °C.  I ghiacci artici sono ridotti a dimensioni mai registrate da almeno un secolo a questa parte.

globe arctic blastLa mappa mostra che in certe zone dell’Europa le temperature raggiungono 20 gradi Celsius al di sotto della media, mentre le regioni artiche sono circa 20 gradi Celsius sopra la media. Climate Reanalyzer/University of Maine

Sembra un quadro ribaltato: al Polo Nord fa “caldo”, da noi ci sono temperature “polari”.

A cosa è dovuto tutto ciò?

In prossimità del Polo Nord ruotano le “correnti a getto”, venti molto violenti (viaggiano anche a 320 chilometri all’ora), che ruotano da ovest verso est. Si formano tra l’aria fredda dei poli e l’aria calda tropicale che arriva da sud. Quando si incontrano masse irregolari di caldo e freddo, la differenza di pressione risultante causa la formazione di venti che la rotazione della Terra porta a ruotare lungo i paralleli.

Durante l’inverno, la corrente a getto tende ad essere più intensa a causa del marcato contrasto di temperatura tra l’aria calda e fredda. Più grande è la differenza di temperatura tra la massa d’aria artica e tropicale, più forti diventano i venti della corrente a getto. Generalmente tali venti scorrono tra le latitudini medie e settentrionali del Nord America, dell’Europa e dell’Asia e dei loro oceani intermedi.  Il loro percorso però può essere influenzato da vari fattori.

Quando aria insolitamente calda entra nella regione artica, fonde il ghiaccio che ricopre le acque dell’Oceano Artico. Il ghiaccio normalmente fa da isolante bloccando il flusso di energia termica dalla superficie dell’acqua nell’atmosfera.

Senza il ghiaccio sul posto, gli oceani possono trasferire un’enorme quantità di questa energia nell’aria sovrastante. Ciò aumenta la temperatura dell’aria e questa aria calda sale nell’atmosfera superiore, dove raggiunge la corrente a getto. Con l’introduzione di aria più calda, il percorso della corrente a getto diventa più sinuosa e irregolare. È come un ciclista che inizia a sbandare.

Ciò significa che l’aria più fredda che giunge dall’Artico può penetrare verso sud e aria più calde dai tropici può andare più a nord. Se il meandro delle correnti a getto si snoda a sud verso l’Europa, attraendo aria fredda dall’Artico, si ha la situazione dei nostri giorni.

Una situazione che si è già presentata nel passato, ma che negli ultimi anni presenta una frequenza più elevata, in quanto il freddo artico ha già colpito l’Europa nel 2016 (senza arrivare sull’Italia).

E tutto ciò, pur sembrando strano, è conseguenza di un riscaldamento oltre la media dell’atmosfera terrestre. Dall’Africa centrosettentrionale, all’India, dall’Australia all’Alaska fino all’Antartide un caldo superiore alle medie la fa da padrone. Ecco perché un berretto in più e una coperta più pesante per questi giorni non devono far pensare che il riscaldamento globale sia cosa d’altri tempi.

Fonte: Business insider Italia